Finalmente a Praga!
Siamo arrivati nella capitale ceca nella tarda mattinata, sotto un cielo grigio e nuvoloso, ma nulla ci ha scoraggiato per essere in prima fila alle conferenze in programma già dal primo pomeriggio.
Nella mattina hanno inaugurato il festival di arti e scienze gli interventi di Alban Asselin, Roger Malina e Pavel Smetana, seguiti dal discorso di Louis Bec “We are Extremophiles”.
Due le sessioni successive sui temi dei limiti della vita organica e sulla “Exo Botany”.
E’ Stelarc, il noto artista australiano che non ha bisogno di presentazioni, il protagonista sul palco nella seconda parte della giornata. Il suo intervento riguarda i temi che contraddistinguono da sempre il suo lavoro: “Extruded, empty and absent bodies”. Le mutazioni corporee sono al centro delle sessioni successive, nelle quali si è distinto il brillante l’intervento di Adam Zaretsky, “On Mutaphobia”.
A metà tra satira e attivismo, l’artista americano, ha condotto una breve analisi sulla manipolazione genetica e i suoi effetti, le sue conseguenze e le responsabilità ad essa correlate.
Zaretsky infatti ci dice:
“We could even have new senses, new brain, and if you can image a post-gender, post-anatomically determined world, we would have new romance possibilities. Let’s remember that if some people want to look like fashion models, other pewople will always want to look like little turtles and have a schell so they can crowl into it. A shell will help post-human be radiation resistant and avoid getting clobbered by horde of eugenic-transgenic btutes with no sense of inherited integry”.
Se sarà possibile – ci domanda Zaretsky – la sopravvivenza in ambienti estrremi per gli esseri viventi attraverso nuove metodologie di riproduzione, quali saranno inoltre le conseguenze culturali ed estetiche per il nostro futuro, dal punto di vista ecologico?
La posizione dell’artista si svolge a tutela degli animali e si presenta come dura critica all’atteggiamento di coloro che ignorano il fatto che questi ultimi, grazie all’uomo, sono stati condannati a vivere in spazi protetti quali zoo e laboratori.
Le sue provocazioni mirano a shoccare la gente a scopo pedagogico, nel senso stretto del termine, a volte solo attraverso il disorientamento di ciò che inquieta: secondo l’artista si arriva ad una considerazione più seria degli eventi che ci riguardano direttamente in quanto vittime e carnefici, per mostrare al pubblico i pregi e difetti dello sviluppo biotecnologico, in modo da consentire agli osservatori di trarre le proprie conclusioni in modo autonomo e consapevole.