Ars Electronica ha numerose installazioni che si basano sull’interazione con il pubblico. Spesso l’interazione diventa un gioco, qualcosa di divertente e immediato che cattura l’attenzione dello spettatore. Ecco alcune delle strutture con queste qualità di immediatezza nel catturare l’attenzione e divertire il pubblico.
Haptoclone è un’installazione ideata da Shinoda e Makino Lab di Tokyo. Si divide in due celle cubiche prive della faccia anteriore grazie a cui si può interagire introducendo le mani all’interno del cubo ricoperto di sensori ai lati in basso e in alto. Nella faccia posteriore si nota uno schermo rivolto verso l’interno del cubo che ritrae l’immagine virtuale in 3D dell’oggetto posto nel cubo a fianco. La cosa curiosa sono dei piccoli sensori che provocano delle lievissime scariche che simulano il tatto e danno l’illusione di toccare l’oggetto dall’altra parte del cubo come simulare il tatto tra due mani. L’efficacia dell’installazione permette di buttar fuori una palla di carta o suonare dei campanelli se inseriti nel cubo opposto a cui si interagisce.
Un’altra curiosa installazione è Tangible Bits, simula probabilmente attraverso delle camere di profondità la posizione delle mani su una determinata area di interazione, che provoca imput all’interno di una teca di vetro con una base ricoperta tasselli simili ad una tastiera. I tasselli prenderanno la forma di ciò che verrà visualizzato dalle camere di profondità che provocheranno l’innalzamento dei tasselli all’interno della teca in cui sarà possibile muovere una palla rossa all’interno di essa. La tecnologia potrebbe semplicemente fermarsi all’innalzamento dei tasselli all’interno della teca di vetro me grazie alla palla l’interazione e l’atmosfera di gioco rende più piacevole e curiosa l’opera stessa, donandogli uno scopo e maggiore potenza.
Wooden Mirror, è un opera dell’artista Newyorkese Daniel Rozin, l’idea è quella di riprodurre uno specchio di un materiale non riflettente, più precisamente di legno, composto da 830 tasselli angolati verso l’alto favorevoli ad un certo tipo di luce (più chiara). Lo scopo è riprodurre l’immagine dello spettatore attraverso di esso grazie a un determinato numero di tasselli di legno che si inclinano verso il basso momentaneamente cambiando luminosità, seguendo il movimento e la forma del corpo dello spettatore anche in prospettiva come se fosse un vero e proprio specchio.
Suan (tradotto dal cinese, “calcolare”) è un’opera ideata da Quian Xu e prevede l’uso di un abaco rivolto in orizzontale, e attraverso la manipolazione dei vari numeri si ottengono diverse forme su uno schermo proiettato. Lo scopo non è comprendere la funzione di ogni numero ma interagire manipolandoli casualmente. Ponendo tutti i numeri in una determinata posizione (guarda la foto) si può ripartire dallo stato iniziale della forma proiettata o accedere alle istruzioni per l’uso.
Portrait of the fly è un’opera che attira molto l’attenzione, soprattutto per la posizione in cui l’hanno posta (all’entrata dell’Ars Electronica Center) ideata dall’austriaca Christa Sommerer e dal francese Laurent Mignonneau. L’opera è semplicemente uno schermo dalla forma di un rettangolo in verticale simile ad uno specchio o un quadro. Attraverso il quale numerose mosche digitali cercheranno di comporre la visuale di cosa hanno di fronte in linea retta. E la prima idea è ovviamente quella di mettere il proprio volto di fronte per guardare cosa ne esce fuori. Le mosche tenderanno a porsi nelle linee più marcate che la videocamera riuscirà a captare mostrando vagamente quello che c’è di fronte allo schermo. L’opera è ispirata all’Arcimboldo (ritratti con la frutta del XV sec). L’installazione è circondata da vari ritratti precomposti, stampati e incorniciati per mostrare le potenzialità dell’opera.